Se lo stile di vita dell’agricoltore/allevatore è il prodotto. La storia di Antonella

Antonella Gregorio, insieme a suo marito Renato, vive a Valle dell’Angelo e gestisce un’azienda agricola agrituristica Faliano a Pruno di Laurino che ha 40 vacche e lavora sulla filiera vacca-vitello. Antonella riflette su questa esperienza che le ha permesso di dare continuità all’attività della sua i famiglia e di quella di suo marito. Antonella propone ai suoi ospiti uno stile di vita semplice, legato alla terra e agli animali, con una cucina cilentana tradizionale e prodotti locali sia dell’agricoltura sia dell’allevamento.

Alessandro Scassellati (AS): Salve a tutti. Siamo con Antonella Gregorio che insieme a suo marito Renato vive a Valle dell’Angelo e gestisce un’azienda agrituristica a Pruno di Laurino che ha circa 40 capi bovini con 10 ettari di proprietà e circa una 90na di ettari in fida pascolo. Antonella, raccontaci la tua storia. Come mai ti trovi oggi ad essere impegnata in tutto questo? Dietro c’è una storia di famiglia?

Antonella Gregorio (AG): Mi sono sposata 15 anni fa e mi sono trasferita a Valle dell’Angelo perché mio marito è di Valle, però tenevo in eredità dei terreni che mi aveva dato mio padre. Con mio marito iniziammo a pensare cosa fare con questi terreni, se fare qualcosa noi o venderli. Io non sono per la vendita, specialmente per le cose di famiglia, e così abbiamo ideato questa azienda agricola. Nel frattempo, i nonni di mio marito, che sono sempre di Valle dell’Angelo, però abitavano a Pruno di Valle dell’Angelo, che dista pochi chilometri dai miei terreni di proprietà, ci hanno detto di gestire anche la loro proprietà.

Siamo contenti perché abbiamo avuto le nostre soddisfazioni. Abbiamo iniziato a coltivare i legumi. I terreni sono ricchi d’acqua, quindi i legumi vanno proprio bene. Poi, abbiamo preso due cavalli e mio padre ci ha regalato una mucca. Al quel punto mio marito ha detto che visto che aprivamo un registro di stalla per due cavalli e una mucca, potevamo prendere qualche altra vacca. Così da cosa nasce cosa e abbiamo inserito l’azienda zootecnica. Col passare del tempo abbiamo iniziato a fare dei piccoli prodotti e abbiamo immaginato di condividerli con gli altri e quindi abbiamo realizzato l’agriturismo che si chiama Azienda Agricola Agrituristica Faliano. Faliano poi sarebbe soprannome dei nonni di mio marito. Da 4 anni gestiamo l’agriturismo con l’attività agricola e l’allevamento.

Per ricoverare i nostri 40 bovini nel periodo invernale, quando fa freddo, abbiamo una stalla, in modo da tenerli al coperto, specialmente quelle che sono gravide. Durante il periodo estivo le facciamo pascolare sui terreni della fida pascolo a Valle dell’Angelo e le spostiamo in località Occhio. Poi, nel periodo invernale invece scendiamo a valle, nella proprietà dove tengo l’agriturismo.

AS: Voi fate anche dei foraggi?

AR: Sì, gli animali mangiano solo erba e fieno. Coltiviamo dei foraggi su questi ettari di proprietà. Seminiamo in modo che possano mangiare nei periodi tra novembre e aprile, quando i pascoli non sono proprio abbondanti. I primi anni abbiamo iniziato a coltivare anche il mais, ma in effetti quella è una zona ricca di cinghiali, ce ne sono proprio tantissimi, e succedeva che andava tutto bene finché non arrivava il momento che c’era la spiga, che eravamo prossimi al raccolto, arrivavano loro e spazzavano via tutto. Il primo anno è andato più o meno bene, ma poi gli altri due anni di mais non abbiamo raccolto proprio niente. Per questo abbiamo dovuto eliminare la coltivazione del mais. Noi teniamo molto letame e se lo mettiamo negli oliveti va a finire che arrivano loro e fanno una zappatura del terreno incredibile.

AS: Quindi, voi avete questi 40 capi e poi avete anche il toro?

AG: E’ un toro marchigiano, mentre le fattrici sono degli incroci, podoliche e pezzate rosse. I vitelli li alleviamo fino a 5-6 mesi di età e poi vengono venduti a dei grossisti e commercianti che girano nella zona. Giusto un paio di capi li mantengo per l’agriturismo, per la carne aziendale.

AS: Ti volevo chiedere della contrattazione sul prezzo degli animali. Come va?

AR: Non è che va proprio bene perché delle volte sembra che è quasi come un’asta. Mio figlio che ha 12 anni e che dall’anno scorso ha iniziato ad occuparsi anche lui di queste cose con il padre, perché io preferisco non occuparmi di questo, mi dice che non è proprio una bella esperienza. Perché iniziano questi alti e bassi con il pezzo, perché c’è il vitello che ha più mesi diciamo ed è più posizionato, mentre c’è quello che è messo un po’ più così, però uno li deve deve vendere tutti. Insomma, non c’è un vero e proprio valore di mercato di questi vitelli. Solitamente, i compratori sono operatori che poi fanno l’ingrasso direttamente e poi li vendono.

AS: Poi, tu con il latte fai anche un po’ di caciocavallo?

AG: Questo è un lavoro che ha fatto sempre mio padre, però lui adesso inizia ad avere i primi problemi di salute e non se la sente di lavorare tanto latte. Per non perdere la tradizione in casa perché poi nessuno lo sa fare, ho iniziato a lavorare con lui e a vedere come lavorano gli allevatori della zona. Sono andata a passare la giornata con loro e mi facevo insegnare, guardavo come lavoravano questo latte e così ho imparato. Adesso sono tre anni che facciamo anche questa operazione direttamente noi, perché mio marito si occupa della mungitura a mano e poi quando arriva il latte io lo lavoro. La nostra produzione di latte non è consistente perché le madri devono allattare i vitelli. Per stagionare questi caciocavalli abbiamo un locale, una sorta di cantina fatta in pietra, quelle di una volta con le travi in legno.

Penso di essere una tipa a cui piace sempre imparare cose nuove e nuove tecniche. A me l’agricoltura piace molto e cerco sempre di capire se ci sono tecniche nuove, migliori, che mi rendono più facile il lavoro. Quindi, mi piace sempre imparare di più. Già tra me e mio padre anche se il latte è lo stesso, i formaggi vengono diversi, vengono uno diverso dall’altro. Penso che sia una cosa anche un po’ personale.

AS: Che dice tuo padre dei tuoi formaggi?

AG: Mio padre dice che sono buoni, ma che li potrei fare pure meglio. Non mi dà molte soddisfazioni.

AS: Quindi tu dicevi che d’estate andate ad Occhio e lì non c’è l’acqua, quindi bisogna portare l’acqua col trattore.

AG: Sì, là non c’e non ci sono sorgenti, per cui bisogna portare l’acqua col trattore o con una jeep e un mezzo attrezzato con una cisterna. Bene o male, con una o due volte al giorno ce la facciamo ad abbeverare tutti i capi. Le vacche sono libere di pascolare come vogliono. In montagna ci sono queste mandre, dove c’e un piccolissimo ricovero giusto per i vitelli e poi ci sta uno steccato intorno che viene usato per la mungitura. Si fanno entrare le mucche e poi si fanno uscire vitelli uno alla volta e si fanno allattare i vitelli e si fa la mungitura. Dopodiché, i vitelli entrano di nuovo in questo piccolo ricovero, mentre le mucche escono al pascolo. I vitelli bisogna proteggerli dai lupi, dal freddo e da qualsiasi cosa che possono incontrare. I lupi ci sono e attaccano pure animali non proprio piccoli.

AS: Mentre invece giù come siete organizzati? Avete una stalla per l’inverno. E’ una stalla di tuo padre o di tuo nonno? L’avete messa un po’ a posto o deve essere messa a posto?

AG: Anche la stalla è sempre tutto un discorso di origini. In effetti, prima le tenevamo dove erano i nonni e tenevamo un ricovero molto piccolo, dove mettevamo solo le le mucche gravide o quelle più cagionevoli che potevano incontrare qualche problema durante l’inverno più rigido. Invece, da un paio d’anni abbiamo preso una struttura che è sempre a Pruno di Laurino che è stata fatta negli anni ’80. Era una cooperativa che avevano fatto gli abitanti sempre di Pruno e che poi dopo una serie di peripezie è andata venduta e l’abbiamo presa noi. E’ una bella struttura, grande e con fienile e stalla. Noi ne usiamo ancora solo una piccola parte.

AS: Ragioniamo sul futuro. Tuo figlio ha 12 anni e già si interessa dell’allevamento. Poi, hai una figlia di 14 anni che si interessa più dell’agriturismo. Ecco, ti volevo chiedere come vedi il futuro, come una evoluzione dell’agriturismo e quindi con una maggiore enfasi sulla parte agricola e sulla ristorazione o anche sull’allevamento. Pensi che farete anche un lavoro di selezione sui bovini? Cercherete di fare magari più formaggi che carne? Dimmi tu come vedi il futuro da qui a cinque anni.

AG: Non lo so. E’ difficile parlare di futuro in questo periodo di CoVid. Comunque, noi abbiamo immaginato di inserire con il tempo anche un piccolo laboratorio dove poter trasformare le nostre materie prime in prodotti, in modo da dare un valore aggiunto a questa azienda, perché l’allevamento va bene, però così come lo teniamo noi è un allevamento da carne, ma non è una casa selezionata, perché poi alla fine non puoi fare un discorso da grossista, perché i vitelli non sono in grande quantità, e non puoi fare un discorso di nicchia perché questa carne non è selezionata. Quindi, abbiamo immaginato di fare un allevamento un po’ più selettivo, sempre da carne, andando sui podolici o i marchigiani in modo da dare una impronta precisa e produrre della carne saporita. Nel laboratorio, oltre a trasformare i prodotti dell’orto, vorrei fare i formaggi perché alla fine sono un prodotto nostro e poi mi piace farli. Noi teniamo mio padre che ha le capre e fa i formaggi, la ricotta e il cacioricotta. Con la ricotta di capra faccio i miei ravioli che sono un prodotto che piace.

AS: Quindi, fra un po’ vi toccherà gestire queste capre.

AG: Quelle ci mancano. Mio padre ha un 150 capre cilentane nere e devo dire la verità è un bell’allevamento. Sono abituate a vivere allo stato brado. Anche se c’è la neve, mio padre pensa che comunque loro devono uscire per fare il loro giro e poi rientrare. Lui sta sempre con loro e vive a Pruno di Laurino fisso e non viene mai in paese. E’ affezionato proprio alle radici e non riesce a mollare. Mio padre tiene le capre libere al pascolo tutto l’anno e non sa cosa significa comprare qualcosa da dare da mangiare a loro.

Per fare bene i formaggi ci vuole molta pratica, nel senso che deve essere un’azione proprio quotidiana. Mio padre il latte delle capre lo lavora tutto l’anno. Deve essere un impegno quotidiano. Noi abbiamo le mucche e lui ha le capre e io vedo meglio lui con le capre.

La mia cucina è tipica. Uso solo i prodotti che sono i nostri e della zona che male che vada, se non li tiene la mia azienda, li tiene quella di mio padre o di qualcun’altro vicino. Io vorrei mantenere lo stile di vita del nostro luogo, quello che si è creato nel posto negli anni.

Per quanto riguarda lo stile di vita può sembrare che in Cilento c’è l’assenza dell’orologio. E’ pur vero che noi adottiamo l’assenza dell’orologio nella cucina e nel fare le cose che facciamo con calma, però comunque è uno stile di vita molto semplice, di quotidianità, per cui la mattina si deve badare alla mungitura, poi fare la cagliatura e avviare al pascolo animali. Questo anche quando viene l’ospite, il cliente ospite, per cui dopo un paio d’ore quello là non è più un cliente, non è più un ospite, ma un amico che ci è venuto a trovare e che si trova a passare la giornata con noi. Insomma, si adatta benissimo, cioè si trova come se si trovasse in una famiglia dove viene accolto e si trova a consumare il pranzo.

Chi viene da noi, se vuole, partecipa alle varie attività quotidiane dell’azienda, anche in base alle stagioni, perché questo pure è bello da vedere. Ogni stagione ha la sua particolarità perché nel periodo primaverile si fanno delle attività, d’estate se ne fanno altre, mentre nel periodo autunnale c’è la raccolta di castagne e funghi. C’è la produzione delle provviste per l’inverno con le varie trasformazioni. Spesso si trovano pure delle persone che sono capaci a dare una mano, che ce ne è sempre bisogno. Chi viene da noi deve amare la montagna, la natura e gli animali, insomma amare proprio il luogo dove sta andando, perché altrimenti se ama il casino e la città non è il posto ideale.

AS: Appunto, chi viene da voi è perché é già predisposto a fare un certo tipo di esperienze e vuole conoscere e provare a vivere il vostro stile di vita.

AG: Non pretende che ci sia l’affollamento, ma pensa di essere in montagna, in un’azienda che ha degli animali e che fa delle attività agricole che sono legate alla stagione. In effetti, questa è la mia idea. La nostra è una ristorazione molto povera basata sui prodotti agricoli. Figuratevi che la mattina vado a fare il giro del nostro orto e quello che trovo si mangia. Poi, ci sono le erbe e verdure spontanee che riesco a trovare. Quello si cucina.

Da questo punto di vista l’agriturismo è una bella esperienza pure per me e per la mia famiglia, per i miei figli per fargli capire che non si deve stare chiusi, si può stare isolati dal mondo, a Pruno, con il primo paese che sta a 9 km, però è proprio bello lo scambio con le persone che vengono, ti portano tante novità. Alla fine, è uno scambio culturale da ambo le parti.

Un commento

  1. Bellissima storia la vostra.! Ho letto agriturismo Faliano e mi è venuto in mente Adriano che apparteneva ai Faliano. Io sono di Valle dell’Angelo, oramai ci manco da tanto al paese però appena c’è l’occasione mi piacerebbe trascorrere qualche giorno da voi. Buon lavoro, anche se molto faticoso, bisogna veramente amare tutto ciò.

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