L’OBIETTIVO GENERALE E I TEMI AFFRONTATI DAL PROGETTO NOBILI CILENTANI

L’allevamento zootecnico costituisce una componente rilevante del settore agricolo del territorio del GAL Casacastra. Sono attivi alcune centinaia di piccoli e medi allevatori con alcune migliaia di capi bovini, caprini, ovini e suini che sono integrati nell’agricoltura, alimentazione e cultura locale. Il declino del settore mette a rischio il presidio ambientale e la valorizzazione sostenibile della risorsa terra, già sottoutilizzata e soggetta al rischio elevato di dissesto idrogeologico, perdita di biodiversità e incendi estivi. Per un rilancio occorre mobilitare gli allevatori in uno sforzo collettivo condiviso, integrando le loro conoscenze e metodologie con quelle sviluppate dalla ricerca scientifica nei campi del miglioramento genetico, sicurezza sanitaria, preparazione dei pascoli, alimentazione naturale, caseificazione, lavorazione della carne e gestione economica aziendale.

Per calibrare al meglio gli interventi è necessario disporre di un quadro aggiornato dello stato, consistenza, bisogni, punti di forza e debolezza delle aziende ed allevatori. Una ricerca-azione sul campo coinvolgerà un panel di aziende e sarà propedeutica alla costituzione di una Consulta degli Allevatori coordinata dalla Comunità Montana come forum di concertazione tra gli allevatori e l’ente di rappresentanza di tutti i Comuni dell’area.

Oggi, il prezzo delle materie prime – latte, carne, uova – viene deciso dalla borsa merci ed è unico per ciascuna di esse, per cui lo spazio per le produzioni di un territorio collinare e montano come quello del GAL, le cui condizioni pedoclimatiche non permettono l’adozione di modelli intensivi, è modesto e le aziende sarebbero destinate alla chiusura se non si individuassero modelli innovativi che ne valorizzino la specificità. Se il prezzo è unico, il messaggio che passa presso il consumatore è che tutta la materia prima debbia avere lo stesso livello qualitativo e che tutto il cibo sia uguale e costi poco. Invece, ci sono grandi differenze: i 12 litri di una vacca podolica che trascorre buona parte dell’anno al pascolo semi-brado in collina e montagna e i 40 litri di una Frisona rinchiusa in un allevamento intensivo portano lo stesso nome e soprattutto vengono pagati lo stesso prezzo. In un contesto del genere, riescono a sopravvivere solo le grandi aziende di pianura, mentre tutte le altre lentamente vengono emarginate ed espulse dal mercato.

Il Metodo Nobile® è un modello di sviluppo e anche un marchio collettivo che individua proprio nelle accezioni negative di questi territori – le basse rese – il fattore di qualità e di caratterizzazione della loro diversità. Studi hanno dimostrato che abbassando i livelli produttivi si ha un’esaltazione dell’odore e, quindi, delle componenti voltatili, e un miglioramento del valore nutrizionale dell’alimento. Però, poco si sa delle molecole e dei fattori che influenzano il gusto. L’ipotesi che il Metodo Nobile® adotta è che i polifenoli svolgano un ruolo determinante non solo nel rafforzamento del valore nutrizionale, ma anche nella formazione del gusto dell’alimento.

Da questo punto di vista si vuole verificare la relazione che c’è fra polifenoli, sapore e qualità dietetico-nutrizionale e quanto diverso sia il loro contenuto in relazione al sistema produttivo. Le analisi di ciascuna materia prima (latte, carne, uova) prodotta da ciascuna azienda partner riguarderanno la composizione chimica, i polifenoli, le componenti volatili, il profilo acidico dei grassi; mentre le analisi sensoriali dovrebbero permettere di verificare l’eventuale relazione con il gusto. Inoltre, si vuole avviare la diffusione dell’applicazione del Metodo Nobile® all’interno di alcune aziende del territorio del GAL, verificando la percorribilità e promuovendo la trasferibilità.

Particolare attenzione sarà dedicata alle attività di divulgazione che avranno la finalità di incrementare la consapevolezza dei produttori locali sulle caratteristiche dei prodotti sperimentati, sulle loro qualità organolettiche, sulla composizione dei prodotti e sulle nuove modalità produttive testate. Essa vuole anche rivolgersi agli utenti/consumatori per diffondere le qualità nutrizionali e organolettiche dei prodotti ottenuti con il Metodo Nobile®.

La diffusione della pandemia da coronavirus CoVid-19 e l’applicazione delle misure di “distanziamento sociale” hanno portato ad un radicale ripensamento delle modalità con cui può essere realizzato il lavoro territoriale di ricerca-azione previsto dal progetto. E’ evidente che alcune attività potranno essere ancora realizzate in presenza (faccia a faccia) nel mondo reale, soprattutto se il virus sarà prima o poi messo sotto controllo. Ma, allo stesso tempo, è bene fare tesoro dell’accelerazione che c’è stata nell’approccio e nella pratica all’uso degli strumenti del mondo digitale tra la popolazione italiana durante i mesi di confinamento a casa imposto dalle autorità per contenere la pandemia. A questo proposito sappiamo che gli italiani hanno sperimentato una serie di “inversioni” come quelle legate alla diffusione del telelavoro e della didattica a distanza, per cui non sono più le persone che si spostano da casa per andare al lavoro o a scuola, ma è il lavoro e la scuola che va a casa delle persone. L’informatica è ormai entrata ampiamente nelle case e nelle vite quotidiane degli italiani, per cui adesso in molti accedono al mondo attraverso computer, cellulari, assistenti vocali intelligenti, e altre protesi digitali indossabili (wearables) – come cuffie, orologi, occhiali e molto altro – che sembrano degli strumenti così familiari da sembrare naturali.

Questa accelerazione della pervasività degli strumenti digitali – social, web tv, Youtube, WhatsApp, blog, email e altri canali elettronici – consente di poter pensare di trasferire almeno in parte l’approccio territoriale, con le sue attività di ricerca-azione finalizzate alla mappatura, al coinvolgimento e all’animazione degli attori, dal mondo reale a quello digitale. D’altra parte, l’utilizzo degli strumenti digitali, ampiamente previsto dal progetto, consente anche di accelerare i tempi di ricerca-azione e di spettacolarizzare le diverse azioni, ossia di renderle parte integrante del processo di comunicazione con gli attori – allevatori e consumatori – che si vogliono attivamente coinvolgere e in stretta relazione con gli obiettivi che il progetto si intende perseguire e raggiungere.

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